…”spiegata a mia cugina Lauretta che vuol credersi nata per partenogenesi” recita il sottotitolo, rendendo questo romanzo più intrigante che mai. Conoscete Bianca Pitzorno, prolifica scrittice nata a Sassari nel 1942?
Se siete state delle bambine lettrici, o se ne avete in casa, sicuramente sì: come non ricordare “Speciale Violante”, “Principessa Laurentina” o “Ascolta il mio cuore”?
Ricordo che ai miei tempi erano pubblicati nella collana Gaia Junior della Mondadori, collana dedicata appunto ai romanzi per ragazzine (con buona pace del gender: io credo sinceramente che tutti debbano e possano leggero tutto, ma quanto mi piacevano quei libri!).
Insomma, persino per me è stata una bella sorpresa trovarmi davanti questo bel tomo per adulti: ero convinta infatti che la Pitzorno scrivesse esclusivamente quelli che oggi sarebbero chiamati young adult (romanzi per ragazzi). Non potevo non comprarlo: quell’autrice, quel titolo misterioso, quella bella edizione con pagine spesse…
Ada e Lauretta sono cugine, e vengono cresciute dalla nonna Ada e dall’amatissimo zio Tancredi: il romanzo si apre quando Ada, ricercatrice a Cambridge, viene richiamata a casa, a Donora, questo il nome del paese (è facile riconoscervi la Sardegna, terra d’origine della Pitzorno), proprio a causa di quest’ultimo. Ormai anziano, forse non supererà l’ultimo colpo.
La famiglia delle cugine fa parte della vecchia aristocrazia della zona. Le due vengono cresciute in maniera sicuramente rigida, ma anche nell’affetto e tra le rocambolesche avventure di tutta questa mandria di zii e cugini.
Ada ripercorre la saga familiare, partendo appunto dall’inizio, dalle sfighe amorose di una trisavola e da un misterioso affresco nella Chiesa del paese, per poi arrivare a un finale a dir poco sconvolgente ma, secondo me, bellissimo. Una storia spiegata a Lauretta, per prendere in giro la sua pruderie e farle capire che no, i loro antenati non si sono riprodotti per partenogesi, anzi…proprio il contrario di quello che la nonna Ada aveva sempre raccontato loro sulla rispettabile stirpe dei Bertrand Farrell.
La trama è fittissima ma semplice da seguire, così avvincente da non volerla lasciare mai…fino ad un finale che so aver lasciato scontenti alcuni lettori ma che a me é piaciuto tantissimo. Una saga intrigante ma accogliente, dove il lettore si sente subito parte della grande famiglia Bertrand Farrell: insomma, i romanzi familiari come piacciono a me.
Insomma, Bianca Pitzorno colpisce ancora, e mi fa venir voglia di andare a rileggere tutti i miei romanzi di ragazzina…
Veronica, Taiwan
Quanti ricordi mi sono affiorati alla mente…io alle scuole medie avevo letto Ascolta il mio cuore e non so perchè nella testa mi è rimasto il momento dello smalto sulla tartaruga:
“Quell’anno Ines aveva avuto un’idea ancora più brillante, e invece di metterle una targa di cerotto, le aveva scritto l’indirizzo di casa direttamente sul guscio con lo smalto delle unghie. Se non fa male a noi cristiani, vuoi che faccia male a una bestia così dura? La scritta, d’un bel rosso brillante, si vedeva da lontano. ” Grazie per questo suggerimento. La prossima volta che rientrero’ in Italia lo prendero’ sicuramente.
Grazie a te per aver condiviso questo ricordo…siamo in tante legate alla Pitzorno!
Brilux, che ricordi che hai tirato fuori! Hai letto anche quando eravamo piccole?
Io adoro la Bianca, leggerò di sicuro anche questo!
Elisa, quanto spero che un giorno li legga Bea 🙂
No, ma ho letto la bambinaia francese. Credo che leggero’ anche qualcos’altro, visto che Veronica ce l’ha fatta “rispolverare” 🙂